Fagnigola

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Il periodo del medioevo. Fagnigola e l'abbazia di Sesto

IL NEOLITICO

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Il territorio è abitato fin dalla preistoria, come documentato dal rinvenimento, in questi ultimi decenni, dell’esistenza di un villaggio risalente al Neolitico in località Bosco Mantova.

La storia della ricerca sul villaggio Neolitico risale al 1973, allorché un appassionato ricercatore, Addone Grillo, segnala la presenza in quella località di alcune chiazze nerastre che lasciano intravedere del materiale litico e dei frammenti ceramici.

Nel lavoro di recupero gli esperti si rendono conto che quei reperti, venuti alla luce lungo i profondi solchi (scoline) prodotti dagli escavatori per il deflusso delle acque, sono materiali di scarto accumulato dentro buche “pozzetti” scavate nel terreno.

I pozzetti servivano agli abitanti del villaggio primitivo prima come deposito di granaglie e altri prodotti, poi, quando la compattezza del terreno argilloso che li proteggeva veniva meno, come pattumiera. Questa scoperta è importante perché segna l’avvio degli studi sul Neolitico nel Friuli, tema che in seguito troverà grande impulso.

La prima campagna di scavi e ricerche, avviata nel 1974 e diretta da Paolo Biagi, porta al rinvenimento di 5 strutture neolitiche. Nel 1979 una seconda campagna ne evidenzia altre 12.

Nel 1991-92 gli scavi sono ripresi e si opera fino a considerare esaurite le ricerche sull’insediamento di Fagnigola. In totale sono 32 i pozzetti scoperti.

Attraverso lo studio dei reperti si giunge ad importanti risultati sulla datazione del villaggio che è fatto risalire alla metà del V millennio A.C., sull’agricoltura praticata, sull’ambiente circostante, sulla cultura, sui contatti e scambi con le altre realtà neolitiche più o meno vicine.

Lo studio dei semi, dei pollini e dei carboni trovati permette di stabilire che la comunità era in possesso di un’ agricoltura già sviluppata. Si viene a sapere ad esempio che erano coltivati l’orzo ed il farro, il grano tenero e duro. Il terreno risulta coperto da piante arboree come la quercia, il frassino, l’acero, il tiglio e l’olmo.

Gli animali esistenti erano bovini, caprini e suini.

Interessanti gli utensili utilizzati ricavati da selci provenienti dai monti Lessini (VR).

Particolare attenzione è data ai reperti ceramici. La ceramica di Fagnigola, a causa della cottura a non elevata temperatura e all’aggressività dei terreni, si presenta in cattive condizioni e con scarsa consistenza, molto frammentata, di aspetto poroso e di rado conserva le superfici originarie. La cottura probabilmente avveniva all’aperto in forni costruiti da buche dove erano sistemati i vasi che venivano coperti di combustibile.

Dall'osservazione dei reperti si scopre che esistevano più classi di ceramiche: una grossolana costituita dai vasi di gran di e medie dimensioni e una fine, per forme più piccole ed elaborate, spesso decorata. Le forme non sono molte: vasi a corpo globulare o a tronco conico, a volte forniti di due anse, bicchieri, coppette, scodelle, fiaschi ansati.

Le decorazioni a graffiti sono piuttosto rare e sono realizzate con reticoli di linee incise o larghe solcature lineari, o figure triangolari. I decori sono generalmente collocati sul collo delle tazze carenate o delle grandi tazze.

IL PERIODO ROMANO

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Le prime notizie storiche di Fagnigola risalgono al periodo romano, dopo la centuriazione avvenuta attorno alla metà del primo secolo A.C. La Centuriazione è effettuata dagli agrimensori romani che dividono il territorio della destra Tagliamento appunto in centurie, cioè in appezzamenti di terreno regolari con un reticolo di fossi, canali e strade allo scopo di fissare i confini delle prime proprietà.

Il Bosio nel libro: La Centuriazione di Julia Concordia (1965-66), ricostruisce secondo il suo punto di vista, dopo approfonditi studi sul territorio, la carta archeologica del comune di Azzano Decimo nell’epoca romana riportando la presenza della località di Fagnigola.

Non lontano dal luogo dove sorge l’antica chiesa di Fagnigola, nei pressi della chiesetta campestre di Sant’Ermacora, in territorio di Chions, sono state trovate tracce di abitazioni romane. Si ipotizza l’esistenza di un villaggio romano proprio nel territorio che circonda l’antica chiesa, lungo le rive del fiume Sile.

Si sa che in passato la presenza dei fiumi era importante per gli insediamenti umani: per l’approvigionamento dell’acqua per le comunicazioni e i trasporti.

ORIGINI DEL NOME

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Circa l’etimologia del nome ci sono ancora oggi opinioni discordanti: secondo alcuni studiosi di toponomastica deriva dal latino fagus (faggio), secondo altri da faniculum (tempietto dedicato al dio Fano).

Si riportano a tal proposito alcune note storiche, ritenute valide a quei tempi, rinvenute nell’archivio della Curia Vescovile di Pordenone e riferite alla villa (villaggio) di Fagnigola.

Nell’ultima pagina del Registro dei Battesimi dell’anno 1779 Don Gio Batta Sguerzi scrive quanto segue:

Non saprei donde derivi il nome. Forse dalla latina voce Faniculum = tempietto.

Ai tempi romani vi era forse tra i boschi che coprivano questi luoghi un piccolo tempio dedicato alla divinità dei boschi medesimi donde la denominazione del luogo.

Non crederei poi che tal nome provenisse dalla voce Fango che a dir vero prima delle nuove vie recentemente costruite rendeva assai difficile il passare per qui massime nel tempo d’inverno.

Parimenti nei tempi romani vi aveano qui in Friuli tre celeberrime strade: la cosiddetta GALLICA a piè dei monti, l’EMILIA che costeggiava il mare e fra queste due l’insignissima via POSTUMIA, così detta dal console Postumio che la fece costruire verso l’anno 586 dopo la fon dazione di Roma.

Per mezzo di vie minori queste tre maggiori comunicavano fra di loro. La Postumia metteva in comunicazione la Germania coll’Italia e colla Spagna cosicché attraversava una buona parte del romano impero.

Stando alle tavole Pentigeriane insignissime ed all’opinione del be nemerito Filiasi nell’opera Dei Veneti primi e secondi, c. 1, c. XXIII, la via Postumia passava per Azzano, Fagnigola, Azzanello e Mure: questa sentenza vien corroborata da manifesti indizi di vie romane che in alcuni luoghi di queste ville ancora si scoprono, e chissà (guardando agli ultimi ruderi che ancora smovendo il terreno in alcuni luoghi appaiono come per esempio alle Fratte vicino al bosco della Mantova costituenti il patrimonio del sottoscritto) che qui non vi fosse una stazione militare romana di qualche conto?

Firmato:

P/ GIOBATTA SGUERZI
Dottore in S. Teologia,
Professore dello Studio Biblico del V. e N. Testamento
ne/Seminario di Concordia, nell’anno 1836 membro
dell’Istituto Cesareo di Sublime Educazione Ecclesiastica in Vienna,
qui domiciliato. Scrissi /125 agosto 1839

Don Gio Batta Sguerzi era pronipote di Don Antonio Sguerzi par roco di Fagnigola dal 1794 al 1825. Il ricordo di Don Gio Batta, figlio di Daniele Sguerzi, tramandato di generazione in generazione, è ancora presente in alcuni discendenti delle tre sorelle del sacerdote sposate a Fagnigolesi e precisamente: Antonia a Giovanni di Bortolo Stefani, Domenica a Luigi di Luca Bertolini detto Boschin e Maria a Luigi del fu Antonio Chiozot (Bettoli). Di Antonia si conosce la data del matri monio: 15.10.1841.

Parte della proprietà delle Fratte, di cui fa cenno Don Gio Batta nel documento riportato, è ancora in possesso di una discendente.

IL PERIODO DEL MEDIOEVO. FAGNIGOLA E L'ABBAZIA DI SESTO

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Nel Medioevo Fagnigola è politicamente sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Sesto, che è anche proprietaria di gran parte del territorio. Per una più completa conoscenza della situazione economica e delle vicende riguardanti i Fagnigolesi è opportuno prima riportare alcune notizie storiche dell’Abbazia dalle origini (73 0-735) alla soppressione (1790).

Con la caduta dell’impero romano anche il nostro territorio è soggetto all’invasione dei barbari ed è proprio durante la dominazione dei Longobardi che si ha la nascita dell’Abbazia.

Il 3 maggio 762, sotto il dominio del re Desiderio, i fratelli longobardi Erfo, Anto e Marco, figli del duca del Friuli, dispongono tutte le loro sostanze in favore dei Benedettini che si erano stabiliti nei monasteri di Sesto e di Salt (presso Cividale) fondati intorno al 730-735. Donano tutte le loro vaste proprietà fra il Livenza e il Tagliamento e altre fino a Tramonti... Treviso... Belluno...

L’Abbazia possiede oltre 50 “ville” (paesi). A questi possedimenti si aggiungono in seguito altre donazioni fatte da Carlo Magno, Carlo III, Berengario I.

Il Degani nel volume La Diocesi di Concordia riferisce che: «l’imperatore Lottano nel 12 marzo 838, l’imperatore Lodovico 11 nel 875, re Berengario nel 21 marzo 888,... confermarono i privilegi le immunità e i possessi dell’Abbazia».

Le grandi ricchezze dell’Abbazia attirano però la cupidigia dei predoni e nell’899 il monastero viene assalito dagli Ungari «gente ferocissima più crudele delle belve», che lo devastano e lo saccheggiano. La ricostruzione è imponente e dura: non solo si provvede a ricostruire e riparare gli edifici, ma anche a creare un sistema di fortificazioni formato da sette torri di difesa e da fossi di circonvallazione.

Nel 977 l’imperatore Ottone I dona l’Abbazia di Sesto con tutti i suoi possedimenti al Patriarcato di Aquileia e questo nuoce parecchio al monastero che viene sottoposto a pesanti tributi e non può neanche eleggere il proprio abate. L'Abbazia si libera di Aquileia nel 1110 e passa sotto il dominio diretto della Santa Sede e dell’imperatore.

Il Degani riferisce ancora: «... e Papa Lucio III da Velletri con bolla del 13 dicembre 1183 prendeva sotto la protezione della sede apostolica l’abate e tutti i suoi possessi in Sesto compreso quelli in ... FAGUGOLA, ... in Azzanello, in Barco, ... in Fiume. . . ».

È la prima volta che il Degani menziona la località di Fagnigola come luogo di possessi dell’Abbazia. Si ipotizza però che tali possessi appartenessero alla stessa già dalle prime donazioni.

Quasi due secoli dopo è nominata ancora la località di Fagnigola: «L’abate Michele di Sesto, nel giugno 1377 giudicava che gli uomini della Villa di Fagnigola potessero far pascolare i loro animali in un terreno (Comugna) insieme con quelli di Villa Ricolta».

Durante gli anni che vanno dal 1100 al 1200 nuove donazioni e privilegi si aggiungono e l’Abbazia in questo periodo raggiunge il suo massimo splendore: ora può contare su una rete vastissima di feudi estesi dalla Romagna al Trevigiano. L’abate diventa così importante da avere un seggio nel Parlamento patriarcale.

L’Abbazia diviene un grande centro culturale, civile e religioso. I monaci si dedicano alla traduzione di libri sacri e profani, di opere di classici, di poeti e letterati. E importante anche il grande impegno dedicato dai Benedettini per rendere coltivabili le zone paludose situate presso il mare.

Lentamente però l’Abbazia decade ed è costretta a vendere molte delle sue proprietà e a rinunciare ad alcuni diritti feudali. E molto probabile che vendite di terreni e rinunce di diritti feudali si siano verificate anche a Fagnigola in questo periodo.

Nel XV secolo, con la fine dello stato patriarcale, i beni abbaziali sono incamerati alla Repubblica di Venezia (1420) che li cede alla giurisdizione e al dominio diretto della Santa Sede.

Dalla Santa Sede l’Abbazia viene eretta in “commenda”, è cioè data in custodia ai prelati secolari (quasi tutti cardinali) che non risiedono, ma lasciano la cura delle anime ad un vicario “vicarius in spiri tualibus”, scelto tra i monaci residenti. Da questo momento a reggere l’Abbazia si susseguono vari ordini religiosi: ai Benedettini subentra no gli Agostiniani, in seguito i Domenicani, i Francescani, i Benedettini di Vallombrosa, per ultimi, costretti ad andarsene, sono i Serviti nel 1810 quando Napoleone abolisce gli ordini religiosi. Ma già nel 1790 il Senato Veneziano aveva soppresso la commenda abbaziale e ne aveva posto all’asta i beni, i diritti e ciò che restava delle giurisdizioni.

L’archivio e la biblioteca, che dovevano essere stati ricchissimi, vengono pessimamente custoditi e conservati ed ora sono quasi del tutto dispersi.

In questo contesto della storia dell’Abbazia si collocano i possessi e i diritti che essa aveva nel territorio di Fagnigola perché essere sotto la giurisdizione dell’Abbazia significava avere protezione in caso di invasioni, ma comportava anche diversi obblighi. Le ville del Friuli occidentale soggette alla giurisdizione di Sesto, tra cui Fagnigola, cor rispondevano all’abate parte di ogni provento delle attività agricole, di allevamento e di silvicoltura.

Gli abati convocavano periodicamente gli uomini dei paesi dipendenti per eseguire opere di bonifica dei fossati che circondavano l’Abbazia, per la manutenzione delle strade specialmente quelle che portavano al mulino, per costruire argini o fare stroppe... Queste convocazioni, iniziate dopo il mille in seguito alle invasioni ungariche, si sono ripetute regolarmente fino al 1787 e hanno coinvolto, come si vedrà, anche Fagnigola benché distante. 

Associazione Pro Loco "SAN MICHELE" Via Geresina, 33082 Fagnigola di Azzano Decimo (PN). proloco@fagnigola.it.