Nel Medioevo Fagnigola è politicamente sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Sesto, che è anche proprietaria di gran parte del territorio. Per una più completa conoscenza della situazione economica e delle vicende riguardanti i Fagnigolesi è opportuno prima riportare alcune notizie storiche dell’Abbazia dalle origini (73 0-735) alla soppressione (1790). Con la caduta dell’impero romano anche il nostro territorio è soggetto all’invasione dei barbari ed è proprio durante la dominazione dei Longobardi che si ha la nascita dell’Abbazia. Il 3 maggio 762, sotto il dominio del re Desiderio, i fratelli longobardi Erfo, Anto e Marco, figli del duca del Friuli, dispongono tutte le loro sostanze in favore dei Benedettini che si erano stabiliti nei monasteri di Sesto e di Salt (presso Cividale) fondati intorno al 730-735. Donano tutte le loro vaste proprietà fra il Livenza e il Tagliamento e altre fino a Tramonti... Treviso... Belluno... L’Abbazia possiede oltre 50 “ville” (paesi). A questi possedimenti si aggiungono in seguito altre donazioni fatte da Carlo Magno, Carlo III, Berengario I. Il Degani nel volume La Diocesi di Concordia riferisce che: «l’imperatore Lottano nel 12 marzo 838, l’imperatore Lodovico 11 nel 875, re Berengario nel 21 marzo 888,... confermarono i privilegi le immunità e i possessi dell’Abbazia». Le grandi ricchezze dell’Abbazia attirano però la cupidigia dei predoni e nell’899 il monastero viene assalito dagli Ungari «gente ferocissima più crudele delle belve», che lo devastano e lo saccheggiano. La ricostruzione è imponente e dura: non solo si provvede a ricostruire e riparare gli edifici, ma anche a creare un sistema di fortificazioni formato da sette torri di difesa e da fossi di circonvallazione. Nel 977 l’imperatore Ottone I dona l’Abbazia di Sesto con tutti i suoi possedimenti al Patriarcato di Aquileia e questo nuoce parecchio al monastero che viene sottoposto a pesanti tributi e non può neanche eleggere il proprio abate. L'Abbazia si libera di Aquileia nel 1110 e passa sotto il dominio diretto della Santa Sede e dell’imperatore. Il Degani riferisce ancora: «... e Papa Lucio III da Velletri con bolla del 13 dicembre 1183 prendeva sotto la protezione della sede apostolica l’abate e tutti i suoi possessi in Sesto compreso quelli in ... FAGUGOLA, ... in Azzanello, in Barco, ... in Fiume. . . ». È la prima volta che il Degani menziona la località di Fagnigola come luogo di possessi dell’Abbazia. Si ipotizza però che tali possessi appartenessero alla stessa già dalle prime donazioni. Quasi due secoli dopo è nominata ancora la località di Fagnigola: «L’abate Michele di Sesto, nel giugno 1377 giudicava che gli uomini della Villa di Fagnigola potessero far pascolare i loro animali in un terreno (Comugna) insieme con quelli di Villa Ricolta». Durante gli anni che vanno dal 1100 al 1200 nuove donazioni e privilegi si aggiungono e l’Abbazia in questo periodo raggiunge il suo massimo splendore: ora può contare su una rete vastissima di feudi estesi dalla Romagna al Trevigiano. L’abate diventa così importante da avere un seggio nel Parlamento patriarcale. L’Abbazia diviene un grande centro culturale, civile e religioso. I monaci si dedicano alla traduzione di libri sacri e profani, di opere di classici, di poeti e letterati. E importante anche il grande impegno dedicato dai Benedettini per rendere coltivabili le zone paludose situate presso il mare. Lentamente però l’Abbazia decade ed è costretta a vendere molte delle sue proprietà e a rinunciare ad alcuni diritti feudali. E molto probabile che vendite di terreni e rinunce di diritti feudali si siano verificate anche a Fagnigola in questo periodo. Nel XV secolo, con la fine dello stato patriarcale, i beni abbaziali sono incamerati alla Repubblica di Venezia (1420) che li cede alla giurisdizione e al dominio diretto della Santa Sede. Dalla Santa Sede l’Abbazia viene eretta in “commenda”, è cioè data in custodia ai prelati secolari (quasi tutti cardinali) che non risiedono, ma lasciano la cura delle anime ad un vicario “vicarius in spiri tualibus”, scelto tra i monaci residenti. Da questo momento a reggere l’Abbazia si susseguono vari ordini religiosi: ai Benedettini subentra no gli Agostiniani, in seguito i Domenicani, i Francescani, i Benedettini di Vallombrosa, per ultimi, costretti ad andarsene, sono i Serviti nel 1810 quando Napoleone abolisce gli ordini religiosi. Ma già nel 1790 il Senato Veneziano aveva soppresso la commenda abbaziale e ne aveva posto all’asta i beni, i diritti e ciò che restava delle giurisdizioni. L’archivio e la biblioteca, che dovevano essere stati ricchissimi, vengono pessimamente custoditi e conservati ed ora sono quasi del tutto dispersi. In questo contesto della storia dell’Abbazia si collocano i possessi e i diritti che essa aveva nel territorio di Fagnigola perché essere sotto la giurisdizione dell’Abbazia significava avere protezione in caso di invasioni, ma comportava anche diversi obblighi. Le ville del Friuli occidentale soggette alla giurisdizione di Sesto, tra cui Fagnigola, cor rispondevano all’abate parte di ogni provento delle attività agricole, di allevamento e di silvicoltura. Gli abati convocavano periodicamente gli uomini dei paesi dipendenti per eseguire opere di bonifica dei fossati che circondavano l’Abbazia, per la manutenzione delle strade specialmente quelle che portavano al mulino, per costruire argini o fare stroppe... Queste convocazioni, iniziate dopo il mille in seguito alle invasioni ungariche, si sono ripetute regolarmente fino al 1787 e hanno coinvolto, come si vedrà, anche Fagnigola benché distante. |